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Troppe partite e giocatori stremati

da 15 Feb 2025In primo piano, Presente0 commenti

Si è iniziato a parlare seriamente dell’importanza del carico di impegni dei calciatori professionisti nel 2021, quando Pedri (giocatore del Barcellona), all’epoca appena diciottenne, superò il record precedentemente appartenuto a Bruno Fernandes, totalizzando ben 73 partite disputate in un anno tra club e nazionale spagnola. Un dato pressoché folle che attirò l’attenzione di molti. Il sindacato internazionale dei calciatori professionisti, infatti, evince come i ritmi folli imposti di fatto dall’accavallamento dei numerosi impegni tra nazionale e club rischino di mettere a repentaglio la salute mentale e fisica degli atleti, riducendo di fatto la longevità della carriera degli stessi.

Addirittura alcuni giocatori hanno a disposizione meno di un giorno di riposo a settimana, un dato che viola gli standard internazionali riguardo salute e sicurezza. Inoltre a incrementare lo stress mentale e fisico dei calciatori sono gli innumerevoli spostamenti via aereo. In sintesi il calcio si sta sgretolando, giorno dopo giorno, appannaggio di un business che appare di difficile sostenibilità economica.

PASSIONE O BUSINESS?

Approposito di business, ormai si sa, il calcio è uno dei settori economici più importanti del nostro paese: un report della FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) evidenzia come il calcio rappresenti il 28% del giro d’affari prodotto dallo sport business mondiale.

Ma non per questo si può cancellare il trasporto genuino che anima gli appassionati. Il calcio è sinonimo di socializzazione, aggregazione e competitività. L’ex allenatore del Torino, Ivan Juric in un’intervista afferma:
“Questo calcio è strano: si fa solo per i soldi, i diritti tv e finire il campionato. Non è calcio, non ci sono emozioni vere. Ci sforziamo a dare il massimo e i giocatori stanno facendo ciò che possono, sono fantastici, giocano anche prendendo antidolorifici per aiutare. Ma il calcio è diverso, è tutta un’altra cosa giocare davanti al pubblico, le emozioni sono altre. Questo calcio non vale molto, secondo me”. 

Naturalmente i pensieri sono contrastanti, secondo alcuni i soldi hanno finanziato e influenzato in modo positivo il mondo del calcio, che è diversificato e vastissimo. Non tutti pensano ai soldi e basta. Tanti giovani, ragazze e ragazzi, giocano per divertirsi e sviluppare la loro coscienza sociale e sportiva. Questo, però, non giustifica i ritmi folli di cui parlavamo prima a cui i giocatori (che fanno questo di lavoro) si devono sottoporre, compromettendo le loro prestazioni e quindi il rischio di dare meno “spettacolo”.

Martina Monteleone

Martina Monteleone

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