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Teste di Modì

da 3 Mar 2015Culture0 commenti

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“Da giorni dragano il fondale del Fosso Reale,
per omaggiare con un trofeo,
Italiani,
luglio agosto mi pare,
gli occhi addosso alle pale,
cercano sculture di Amedeo Modigliani.”
(Teste di Modì, Caparezza)

Livorno, estate del 1984. In seguito a una mostra in onore di Amedeo Modigliani (noto pittore e scultore livornese), mostra chenon ebbe purtroppo molto successo, il Comune di Livorno diede il via ai lavori di dragaggio del Fosso Reale alla ricerca di tre sculture di Modigliani. La leggenda, infatti, raccontava che Modigliani, nel 1909, in una sua visita al Caffè Bardi a Livorno, fece vedere queste tre opere ad alcuni suoi amici pittori, che gli dissero senza mezzi termini di buttarle nel Fosso. Chi conosceva Modigliani affermò che non sarebbe mai stato capace di gettare via delle sue opere, ma in effetti queste queste scomparvero e non se ne seppe più nulla.

22 Aprile 2014. Esce Museica, album del noto rapper italiano Caparezza.

Michele Salvemini, in arte Caparezza, compone un album con 19 canzoni, tra queste c’è “Teste di Modì”. Il brano, come si può intuire dal titolo, racconta proprio di quell’estate del 1984. Caparezza riesce a raccontare la storia attraverso la sua musica, esprimendo anche il suo pensiero personale.

Ma torniamo a Livorno.
Passarono diversi giorni di intensi lavori nel Fosso Reale e la gente iniziò a incuriosirsi. Quando ormai tutte le speranze si erano perse, qualcosa di insolito venne ritrovato: tre blocchi di pietra sui quali erano stati scolpiti dei volti.

“Gli esperti dicono che sì, quelle lì, sono di.. di Modì!” esclama Caparezza nella sua canzone… e non ha tutti i torti: i più importanti critici d’arte italiani della storia, come Giulio Carlo Argan e Cesare Brandi, dopo aver esaminato le tre sculture ritrovate nel Fosso Reale, affermarono che erano opere di Amedeo Modigliani. Solo due critici smentirono l’originalità delle opere: Carlo Pepi e Federico Zeri, ma non vennero creduti.

Accorsero turisti, curiosi e appassionati d’arte da tutto il mondo e il TG1 mandò in onda un servizio molto dettagliato sul ritrovamento delle opere. Il 2 Settembre 1984 era prevista l’esposizione dei ritrovamenti nel Museo livornese. Iniziò, però, tra i mass media, a circolare una notizia: la seconda opera era stata realizzata con un trapano Black and Decker da tre studenti livornesi. I tre ragazzi vennero invitati negli studi Rai per rilasciare un’intervista e per riprodurre in diretta la scultura, dal momento che i critici d’arte continuavano ad affermare che le tre teste erano tutte opere di Amedeo Modigliani. I ragazzi riuscirono a riprodurre la testa in diretta e affermarono che il loro era stato solo un semplice e innocuo scherzo.

Per quanto riguarda le altre due sculture, si scoprì invece che l’autore era Angelo Froglia, artista livornese e abilissimo falsario delle opere di Modigliani. Mentre lo scopo dei tre ragazzi era fare un semplice scherzo, quello di Froglia era sicuramente diverso.
In un’intervista infatti l’artista “falsario” affermò: “Non mi interessava fare una burla, lo scherzo dei tre studenti è stata una variabile impazzita che mi ha intralciato non poco. Il mio intento era quello di evidenziare come attraverso un processo di persuasione collettiva, attraverso la Rai, i giornali, le chiacchiere tra persone, si potevano condizionare le convinzioni della gente. Inoltre io sono un artista, mi muovo nei canali dell’arte, volevo suscitare un dibattito sui modi dell’arte e questo mi è riuscito in pieno. La mia è stata un’operazione concettuale, se volete in un certo senso è stata anche un’opera d’arte, come quella dell’artista Christo che impacchetta i monumenti, ma non avevo alcun intento polemico contro l’amministrazione, né contro la città, né contro i critici d’arte come singoli.. Volevo semplicemente far sapere come nel mondo dell’arte l’effetto dei mass media e dei cosiddetti esperti possa portare a prendere grossissimi granchi”.

Questa storia dimostra come, tutti i giorni, veniamo influenzati dai mass media senza neanche accorgercene. Se ci sono cascati dei critici d’arte, figuriamoci noi!

“Gli esperti dicono che si, quelle li, sono di, di Modì!
Esporle qui, nel museo, di Amedeo, oggidì!
Dillo al TG!
Visitatori a frotte, personalità dotte, specialisti a corte, raccontano già frottole!
Perché vedete quelle teste nelle teche sono tre ciofeche fatte da studenti con il Black and Decker!”
(Teste di Modì, Caparezza)

Chiara Ceppari

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