Durante le vacanze di Natale ho avuto l’onore di vedere dei video fatti con la super 8 di te da giovane, qualche settimana prima della tua morte. Ti avevo sempre e solo visto in una fotografia. Fermo. Come una statua. E l’unico modo per vederti davvero era immaginarti nelle storie che mi raccontavano gli altri. Ora ho ben tre video di te e forse posso dire che ti conosco un pochino di più.
Te ne sei andato in un incidente stradale, eppure nessuno ha sbagliato manovra. Un signore mentalmente instabile sentiva delle voci che gli dicevano di colpire la terza macchina, e nella terza macchina c’eri tu. Lui però è sopravvissuto. Non era cattivo. Stava solo male, tanto male.
Nel frattempo, in un’altra macchina poco dietro di te ci stava tua moglie Jo e i vostri tre figli che stavano andando a una festa di compleanno, li avresti raggiunti dopo il lavoro. Ti passarono davanti e Jo vide la macchina distrutta. Iniziò a convincersi che non era lo stesso colore. Continuò a ripeterselo fino a che riconobbe i tuoi calzini. Anche se eri già andato via, disse che sentì la tua voce che gli diceva che sarebbe andato tutto bene.
Io e te condividiamo lo stesso nome e forse anche questo ci tiene uniti. Avrei voluto conoscerti, sai. Avrei voluto vederti dipingere, sentirti suonare la chitarra. La tua Gibson ora ce l’ho io. La tengo sempre nella custodia e quando la tiro fuori ti immagino suonarla di fronte ai bambini, come nella foto. Avrei voluto che tu mi conoscessi bene, tanto da poter dire che abbiamo molto in comune. Ho conosciuto i tuoi fratelli, però. Certo non sono te, ma Franco da quanto mi dicono ti assomigliava molto. Era proprio una brava persona. Tenevo tanto a lui, come al paese in cui viveva. Siete cresciuti lì. E forse un po’ anche io. In quel giardino, su quelle spiagge, su quel tetto a guardare le stelle, sento la tua presenza che mi rassicura facendomi sentire a casa, dicendo anche a me, che andrà tutto bene.
Grazie nonno, ti penso tutti i giorni.
Nell
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