“Sguardo perso nel vuoto. Perso nel vuoto dei loro occhi pieni di paura e dubbi; occhi in cerca di altri sguardi; occhi senza alcuno sguardo.
Strade affollate di ebrei che fuggono e vengono uccisi. Ebrei obbligati a sottomettersi ai tedeschi e alla morte. Un’infernale melodia, generata dagli spari e dalle grida, accompagna queste atrocità. In questi ebrei, in queste persone prima di tutto, non c’è vita né speranza. Il cuore dei soldati è avido e freddo. E ho come la sensazione di non vedere più colore nella sofferenza, dove la gioia, la speranza e la vita non sono presenti. Della sofferenza rimane solo il bianco e nero degli occhi dei caduti.
Una luce di speranza, tuttavia, in questo triste quadro, è una bambina. Vedo il rosso del suo cappotto. Oh sì, se lo vedo. Ai miei occhi appare una bambina incosciente, che non sa cosa sta accadendo intorno a lei. L’unica, forse, fra queste persone, che ha ancora il privilegio di avere dei sentimenti. In cuor mio penso: ‘Scappa, piccola, scappa! Nasconditi da tutto ciò’, e, come se il mio desiderio venisse ascoltato, vedo che la bambina si va a nascondere in una casa. Questa vista rallegra il mio cuore, o, forse, tento solo di illudere me stesso.
Perché, in fondo, so che verrà presa anche lei, ma non voglio pensarci, voglio solo speranza, anche dove non ce n’è.
L’ennesimo colpo di pistola mi distrae da quel pensiero. Vedo circa cinque uomini messi in fila, da quanto ho potuto vedere, non hanno fatto nulla. Un soldato estrae la pistola, spara un colpo e uccide i primi tre. Non soddisfatto, spara in testa anche agli ultimi due. Rabbrividisco, e riesco a pensare solo a una cosa: quanto può essere crudele un uomo…
Il pianto della donna al mio fianco mi fa tornare sul promontorio su cui mi trovo, e decidiamo di andarcene, poiché avevamo già visto troppo. So che, da oggi, non dormirò più una notte tranquilla, mai più una notte… senza provare rimorso. Rimorso, per non aver potuto fare nulla.”
Penso siano stati questi i pensieri del signor Schindler. Oskar Schindler. L’imprenditore tedesco che ha tentato si salvare le vite di quanti più ebrei poteva, facendoli lavorare nella sua fabbrica di pentole e tegami da fornire all’esercito tedesco.
Sto conoscendo ora la storia di quest’uomo, grazie al film prodotto da Steven Spielberg nel 1993: “Schindler’s list”, e in questo giorno di memoria non ho potuto far altro che immedesimarmi in lui, come se fossi stato lì, tra le strade del ghetto, anche io, a non poter fare nulla…
Ora, dobbiamo almeno averne memoria. Sempre.
Angelo Ceppari
Bravo, Angelo… bell’articolo e grande personaggio, Oskar Schindler. (Y)
La memoria degli orrori del nazismo è qualcosa di spaventoso, e purtroppo non l’unica abberrazione che si è consumata nel tempo.
Tuttavia la memoria di quegli episodi va mantenuta e bisogna ricordare anche oltre il 27 di gennaio di ogni anno.
L’odio, il razzismo e la xenofobia sono questioni attuali e non bisogna sottovalutarli.