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Intervista al professore e scrittore Luca Malgioglio

da 20 Nov 2015Culture0 commenti

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In occasione dell’uscita del nuovo libro di poesie “Un altro viaggio” del prof. Luca Malgioglio, gli abbiamo fatto qualche domanda sulla scrittura, su ciò che lo ispira e su molto altro.

Cosa l’ha spinta a iniziare la carriera di scrittore?
La carriera di scrittore non è una vera e propria carriera. Siamo tutti scrittori, nel senso che tutti abbiamo bisogno di esprimerci e ognuno si esprime a modo suo. Scrivendo o facendo altro.

Quali autori hanno influito in questo suo percorso?
Gli autori sono un’infinità. Per la poesia preferisco Montale ma soprattutto Dante, che è valido per tutti i tempi, invece per la prosa mi viene in mente Cormac McCarthy, tra gli autori stranieri Auden e poi stranamente i romanzi umoristici come Achille Campanile e Guareschi.

​Che cosa rappresenta per lei scrivere?
Il superamento di qualcosa che si è bloccato, di una crisi o di una situazione ferma che in qualche modo richiede di andare oltre. Perché di solito la persona va oltre prima con le parole e poi con la vita.

​Per quale motivo ritiene che sia molto importante leggere?
Perché chi non legge è confinato nel proprio mondo, nella propria esperienza, nei propri problemi. Invece chi legge si confronta con gli altri e scopre che le stesse questioni che affronta le hanno già affrontate altri. Si ritrova in compagnia, vede anche cose diverse e anche nuovi punti di vista, nuovi mondi e storie differenti dalla propria.

​Di cosa tratta il suo libro?
Di una crescita di dieci anni, di cambiamenti e anche di situazioni difficili che mi hanno portato a quello che sono oggi. Di solito si arriva a crescere, si arriva a cambiare e si cerca di migliorare.

Perché ha scelto di raccontare la sua storia in poesia?
Perché in poesia si esprimono meglio l’emozioni e in maniera più immediata. In poesia c’è più libertà e si esprime quello che uno ha dentro senza filtri. Le parole in poesia non hanno costrizioni e non devono seguire uno schema narrativo, non devono seguire regole di logica e possono mettersi insieme come dice l’ispirazione e come suggeriscono le emozioni.

Ha intenzione di continuare a scrivere libri?
Sì, ho soprattutto una grande voglia di raccontare, questa volta utilizzando anche la leggerezza della prosa… Sto facendo la revisione a un romanzo breve che racconta l’estate più divertente della mia vita, quella di uno spettacolo messo su da me e da un mio amico, che per tre mesi ha rivoluzionato la vita di una tranquilla città di mare…

Professore, ultima curiosità. C’è una domanda che avrebbe voluto io le facessi e che non le ho fatto?
L’intervista in carne e ossa è avvenuta prima, ma dopo i fatti di Parigi potresti chiedermi se ha un senso parlare ancora di poesia e letteratura di fronte a mostruosità e questioni epocali che sembrano mettere in discussione la nostra stessa civiltà.
Secondo me ha senso: la letteratura e la poesia, con il loro continuo movimento di immagini, di emozioni e di idee, sono l’opposto del cristallizzarsi in sistemi deliranti basati su un pensiero fisso e ossessivo, tipico del fondamentalismo islamico e di ogni psicosi paranoica.

Aurora Checola

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