L’articolo 4 della legge Scelba cita chiaramente l’apologia di fascismo come reato. Ma allora come è possibile che nel 2020 il fascismo venga spesso ritenuto solo un’idea come un’altra e non come un crimine? Odiare qualcuno solo perché ha la pelle di un colore diverso dalla nostra, o un orientamento sessuale diverso dal nostro, o un’idea politica che non ci piace è una limitazione alla nostra libertà, la stessa libertà per cui molti innocenti hanno lottato e perso la vita.
Quindi sappiamo che il fascismo è una forma d’odio nonché un reato, eppure siamo costretti a vedere persino allo stadio, un luogo di divertimento, degli striscioni con le svastiche appesi alle curve. Immaginate la gioia di un papà che porta allo stadio suo figlio con un clima del genere.
Ho avuto spesso a che fare con persone, anche miei coetanei, che sostenevano di essere fedeli alle idee di Mussolini e del fascismo ma che poi si rivelavano solo vittime di luoghi comuni e mal informazione.
Purtroppo si arriva a un punto del discorso nel quale capisci che con certe persone è inutile discutere. Atteggiamento che è spesso accolto dall’altra parte con un “ah, è questa la tua democrazia?”. E allora tu devi stare a spiegargli che magari è vero, non sarai democratico, ma che non ti farai spiegare la democrazia da chi è vittima di mal informazione e luoghi comuni.
Purtroppo, nella società di oggi, si parla poco di fascismo, anche nelle scuole e nelle case, e questo sfocia in una crescente superficialità nel trattare l’argomento, che viene sempre più preso sotto gamba.
Quando lessi per la prima volta “Lettere ai condannati a morte della Resistenza italiana” mi commossi come non succedeva da tanto tempo e capii che un video nel quale recitavo le parole di una di queste lettere poteva essere un ottimo mezzo per sensibilizzare le persone sull’argomento.
Consiglio e spero tanto che tutti i professori e le professoresse d’italiano e di storia facciano leggere queste lettere ai propri alunni per sensibilizzarli su questo argomento che non può più essere ignorato o preso alla leggera.
La strage è avvenuta localmente in Germania e non in Italia e questo ha concesso alla maggior parte degli italiani, di trovarsi un alibi facile cioè –queste cose le hanno fatte loro, non noi- ma le abbiamo cominciate noi, il nazismo in Germania è stata una metastasi di un tumore che era in Italia. Auschwitz è intorno a noi, la peste si è spente ma l’infezione serpeggia e coloro che dimenticano il proprio passato sono destinati a riviverlo
Primo Levi.
Marco Di Nardi
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