Oggi parliamo di un argomento molto tosto per la nostra società: i bambini di oggi e i valori di una volta, che a quanto si vede oggi sono spariti.
A mio avviso, soprattutto da futura educatrice di Nido, sono molto preoccupata per il futuro di questi bambini. Perché? Perché ad oggi hanno tutto subito, senza saper aspettare.
Quello che voglio dire è che non bisogna dire sempre sì ai bambini, perché così non impareranno mai ad integrarsi nella società e finiranno da grandi a credere che gli è dovuto tutto subito. E non aiuta il fatto che i cosiddetti “genitori moderni” non gli facciano esplorare il mondo con i loro sensi e la loro immaginazione.
Prendiamo un esempio molto stupido. Il bambino non riesce a prendere un bicchiere? “Che importanza c’è, mi aiuta la mamma e il papà, non devo fare nulla…”. E così da grandi penseranno che il lavoro gli arrivi a casa, oppure qualsiasi altra cosa gli sia dovuta subito.
Ovviamente, non bisogna dare la colpa ai piccoli bambini ma ai genitori. Mi è capitato questa estate di stare in un parco a studiare e la mia attenzione è caduta su una bambina che piangeva perché voleva che il papà giocasse con lei. Sapete cosa ha fatto questo “genitore moderno”? L’ha cacciata via in malo modo. Ma io dico: cosa penserà quella povera bambina?
“Perché papà non mi vuole bene? Perché devo giocare da sola e non come gli altri bambini con i propri genitori?”. Tutto questo potrebbe portare la piccola a pensieri negativi: la bimba si sentirà una nullità e, sicuramente, ciò la porterà a pensare che deve crescere sola.
Per non parlare, dall’altro lato, dei genitori troppo apprensivi. Il bambino deve crescere ed esplorare indipendente sviluppando, appunto, le sue capacità che, può non sembrare, ma sono immense.
Mi domando, ormai, se vogliamo insegnare o no i valori di una volta a questi bambini: l’altruismo di una volta che ti porta ad aiutare una persona in difficoltà, il rispetto per sé stessi, per gli altri e soprattutto per gli adulti e anziani e, ancor di più, per gli insegnanti.
Anche il cooperare tra di loro è importante, soprattutto perché, anche se può non sembrare così, i bambini sono altruisti nati e, indubbiamente, si dovrebbe sviluppare questa dote naturale invece di sopprimerla.

Un altro valore sicuramente che manca è l’attesa. Bisogna far capire che nessuno gli deve nulla e se il bimbo vuole una cosa, deve aspettare. Inoltre, bisogna insegnargli a non arrabbiarsi se un’insegnante lo “sgrida” e, allo stesso tempo, il genitore deve rendersi conto che andare a inveire contro l’insegnante non aiuterà il bambino a maturare o a immergersi nel mondo reale.
Basta alla bolla di cristallo: i bambini devono imparare a diventare autonomi… Ovviamente con un piccolo aiuto. Come disse la studiosa Maria Montessori: “il bambino deve fare”, perché solo così andrà alla scoperta di questo mondo.
Infine, un argomento molto complicato: la tecnologia e i cartoni animati. La mia generazione è cresciuta principalmente con l’avvento della tecnologia e, soprattutto, almeno uno su cinque era incollato alla televisione a guardare il suo cartone preferito. Ma i bambini di oggi stanno h24 sul telefono, cosa che di certo non stimola le loro capacità, tra cui la comunicazione e soprattutto la pazienza.
In più, i cartoni di oggi non sono educativi, non si concentrano più sui valori da trasmettere ai più piccoli. Per esempio: un cartone animato abbastanza recente è Karate Sheep, in cui ci sono delle pecore che non parlano e non insegnano nulla, neanche a scappare dal lupo, che sarebbe sostanzialmente scappare dalle “persone estranee”.
Nell’ultimo periodo c’è stato un caso in America, il “Sephora Kids”. Parliamo di “cosmeticoressia”: è una nuova forma di dipendenza che sta contagiando bambine e ragazzine in tutto il mondo. Preadolescenti e perfino piccole di 8 anni prendono d’assalto i negozi di cosmetici afferrando quanti più prodotti riescono a tenere in mano, strappandoli a volte ad altre clienti. Su internet si trovano immagini di scaffali svuotati e rovesciati a terra.

Il deputato democratico Martin Lee lo scorso maggio 2024 aveva proposto di far diventare legge il divieto di vendita di questi prodotti ai minori di 13 anni, ma il tentativo non è andato a buon fine. E certe volte i bambini si rivolgono ai propri genitori per sapere se comprare un prodotto, anche se questi bambini hanno solo 7 anni.
Molti brand di trucco e skincare puntano sempre di più su un target giovanissimo: li chiamano “Sephora Kids” ed hanno meno di 12 anni.
La condivisione sui social poi fa il resto, anche se per legge, in Italia, l’iscrizione al negozio con carta fedeltà annessa è vietata ai minori di 14 anni e, in generale, la maggior parte dei siti ha il limite a 13 anni di età.
Questo fenomeno ci ricorda quanto sia importante preoccuparsi per le nuove generazioni. Speriamo solo che l’educazione e la formazione dei più piccoli possa riprendersi al più presto.
Un articolo di Sveva Paonni e Rachele Fabiani.
Brava Rachele
Brava Rachele, hai espresso esattamente quello che sta succedendo ai nostri bambini e futuri adulti che non saranno in grado di gestire le loro emozioni e di affrontare una discussione. Poi ci lamentiamo delle baby gang, omicidi, risse ecc.. che aumentano.