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Giovani promesse: l’Italia resta indietro rispetto al calcio europeo

da 16 Gen 2025Culture, In primo piano0 commenti

La Champions League ha evidenziato un fenomeno più evidente: le squadre europee più competitive, in particolare quelle spagnole, tedesche e inglesi, puntano sui giovani talenti come pilastri delle loro formazioni; in Italia, invece, i giovanissimi continuano a trovare poco spazio, nonostante la presenza di talenti promettenti.

Il calcio inglese rappresenta un esempio di valorizzazione dei giovani. Club come il Manchester City, l’Arsenal e il Chelsea hanno saputo integrare giovani talenti nelle loro formazioni. Un esempio emblematico è quello di Jude Bellingham, che, nonostante sia cresciuto in Inghilterra, ha trovato consacrazione al Borussia Dortmund prima di approdare al Real Madrid, dove sta facendo un’ottima stagione. Allo stesso modo, Bukayo Saka dell’Arsenal, Phil Foden del Manchester City e Cole Palmer del Chelsea sono diventati protagonisti in Champions League grazie alla fiducia dei loro allenatori, che li hanno schierati fin da giovani in partite decisive. Anche Marc Guiu, attaccante spagnolo, classe 2006, è un ottimo esempio: cresciuto nell’accademia giovanile del Barcellona, il debutto in prima squadra è stato incredibile con un gol al trentatreesimo minuto. Guiu nel 2024 è stato comprato dal Chelsea, dove sta trovando spazio per emergere. La Premier League, con il suo livello di competizione altissimo, rappresenta un banco di prova che prepara i giovani alla pressione delle grandi competizioni internazionali.

Un altro esempio di valorizzazione dei giovani è il calcio spagnolo. Lamine Yamal, a soli 17 anni, è già una stella del Barcellona e della Champions League. Nonostante la sua giovanissima età, a luglio del 2024 in Germania è diventato campione d’Europa con la Spagna da protagonista in campo, ottenendo riconoscimenti individuali importanti tra cui miglior giovane del campionato d’Europa, Trofeo Kopa, Golden Boy e Globe Soccer Awards come miglior emergente dell’anno. Cresciuto all’accademia La Masia del Barcellona, Yamal rappresenta la continuità di una filosofia che crede fermamente nei giovani, affidando loro ruoli centrali fin dalle prime esperienze con la prima squadra. La Masia, il settore giovanile del club catalano, non solo forma talenti tecnici, ma li educa anche alla pressione delle grandi competizioni. Questa stessa accademia ha forgiato talenti leggendari come Xavi, Andrés Iniesta, Lionel Messi, Gerard Piqué e Sergio Busquets, che hanno scritto pagine indimenticabili della storia blaugrana. Più di recente, da La Masia sono arrivati altri nomi come Gavi, Pedri, Ansu Fati, Hector Fort, Pau Cubarsí e Fermin Lopez, che continuano a testimoniare il successo di un progetto che mette i giovani al centro del gioco.

Xavi Simons, cresciuto anche lui nella cantera del Barcellona, ha seguito un percorso diverso ma altrettanto significativo. Dopo esperienze in Francia e Olanda, Simons è ora uno dei leader del calcio tedesco e dell’RB Lipsia. A soli 21 anni si distingue per gol, assist e leadership in una squadra che punta molto sui giovani. La sua carriera dimostra quanto sia importante per un talento emergente trovare un ambiente che gli permetta di esprimersi: Simons ha saputo adattarsi a contesti diversi. La Bundesliga, in particolare, è diventata un terreno fertile per giovani come lui, grazie a un modello che privilegia l’inserimento precoce dei talent; alcuni esempi sono Jamal Musiala e Florian Wirtz.

In Italia, la situazione è molto più complessa. Francesco Camarda, attaccante classe 2008 del Milan, ha fatto il suo esordio in Champions League a soli 16 anni, ma resta un caso isolato. Nonostante il talento e la personalità, Camarda fatica a trovare continuità in una realtà dove i giovani vengono raramente considerati pronti per i grandi palcoscenici. Anche Kenan Yıldız, talento turco della Juventus, rappresenta un’altra promessa che potrebbe emergere, ma il suo percorso evidenzia le difficoltà del sistema italiano: dopo aver lasciato il Bayern Monaco, Yıldız è approdato alla Juventus, dove ha dovuto passare per l’Under 19 e la Next Gen (Serie C) prima di ottenere delle opportunità in prima squadra. Questi esempi dimostrano come in Italia manchi un percorso chiaro e veloce per i giovani, che spesso si trovano a lottare per minuti di gioco contro giocatori più esperti, anche quando hanno le qualità per emergere.

L’Italia è indietro rispetto agli altri paese. In Spagna, nei settori giovanili come La Masia i giovani vengono seguiti passo dopo passo, sia dal punto di vista calcistico che educativo, con programmi scolastici integrati che permettono loro di crescere senza trascurare l’istruzione. In Italia, invece, i settori giovanili non ricevono lo stesso supporto strutturale e spesso i giovani calciatori sono costretti a scegliere tra il calcio e la scuola.

Questa mancanza di integrazione tra sport e istruzione si riflette anche nella preparazione mentale: molti giovani italiani arrivano impreparati a gestire la pressione delle grandi competizioni. Un altro fattore determinante è la mentalità del calcio italiano, dove la paura di perdere punti o di compromettere risultati spinge molti allenatori a puntare sui giocatori esperti. In Spagna, Germania e Inghilterra i giovani vengono invece considerati una risorsa e vengono responsabilizzati fin da subito, anche nei momenti cruciali delle stagioni.

Per colmare il divario i club e le istituzioni scolastiche dovrebbero collaborare per permettere ai giovani di completare gli studi senza sacrificare la carriera sportiva. Quindi potrebbero creare strutture simili a La Masia, che garantiscano una formazione completa e un percorso chiaro verso la prima squadra. Solo investendo sui giovani e dando loro spazio il sistema italiano potrà continuare a essere uno dei migliori protagonisti in Champions League, non solo a livello di club, ma anche con la Nazionale.

Articolo di Nicole Stagni.

Nicole Stagni

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