«A loro basta veramente poco per essere felici.»
Questa è una delle frasi che Francesca, educatrice del centro psicoeducativo “Cuore di Gesù”, ha pronunciato durante l’intervista.
Ma vediamo cos’è questo centro psicoeducativo e perché ne sto parlando.
Recentemente a scuola ci è stato chiesto di scrivere di un’associazione di volontariato nella nostra zona. Così, io e una mia compagna di classe ci siamo recate personalmente al “Cuore di Gesù” e abbiamo intervistato Francesca. Vediamo cosa ci ha detto.
“Cuore di Gesù” è un centro psicoeducativo per ragazzi dai 17 anni in su con disabilità. Come nasce?
«Quando abbiamo iniziato… abbiamo iniziato in una stanzetta e cinque ragazzi. L’A.I.A.S. (Associazione Italiana Assistenza Spastici) si presentò qui casualmente, perché non avevano più la possibilità economica di pagare i locali per creare un centro diurno, e chiesero a padre Tonino se potesse fornire delle stanze. Lui disse sì. Ricordo che era una stanza e cinque ragazzi. Dopo il primo anno l’A.I.A.S. non ne volle più sapere, ma non potevamo abbandonare questi ragazzi. E da lì è iniziato tutto… Da cinque siamo arrivati a otto, dieci, ventidue, e adesso siamo sedici. E poi, grazie a Dio, abbiamo dedicato un piano solo per loro.»
E quindi abbiamo chiesto cosa fanno questi ragazzi qui.
I ragazzi si riuniscono nella parrocchia “Santa Venera” di Taormina, in provincia di Messina, quattro pomeriggi a settimana dalle ore 15:00 alle ore 19:00. In questo tempo, gli educatori e i volontari guidano i ragazzi in attività laboratoriali (come lavori con l’argilla o il gesso, cucito, cucina, laboratori musicali, di pittura) e attività educative con ragazzi specifici, cioè terapie sia individuali che di gruppo, in cui si lavora maggiormente sulle autonomie sociali. È importantissimo che questi ragazzi sappiano vivere nel mondo autonomamente, che conoscano il valore del denaro, che sappiano muoversi al supermercato, al bar. Si concentrano anche sulle autonomie domestiche (rifare il letto, lavare i piatti, pulire) per avere un futuro con un minimo di autonomia.
Vengono organizzate anche delle uscite di cinque giorni, una volta l’anno, senza i genitori, accompagnati dagli educatori e dai volontari. Questo ci fa capire quanta fiducia i genitori ripongano in queste persone che seguono i loro figli! Ma anche gite di un giorno o giornate alternative insieme ai genitori, perché il centro attenziona anche loro. E ogni tanto anche i ragazzi della parrocchia che fanno la catechesi partecipano a queste iniziative.
Ci sono cinque figure specializzate: tre psicologhe, una pedagogista e una terapista della riabilitazione; due o.s.a.; e i volontari, cioè persone che frequentano la parrocchia e che sono state preparate attraverso un corso e con un’esperienza fatta durante gli anni.
Ogni giornata è ben organizzata: all’arrivo dei ragazzi si fa un momento di preghiera tutti insieme, poi vengono divisi in base ai lavori che faranno, e durante il momento ricreativo, che forse è quello più divertente per loro, fanno karaoke, ballano, fanno merenda insieme, che viene preparata a turno da uno di loro… insomma, si rilassano. Così nascono anche le amicizie! Hanno dei gruppi tra loro, si vedono per andare al bar e stare insieme.
«È stato un miracolo. La realtà è che tu non ti senti solo. Tante cose siamo riusciti a farle perché non abbiamo mai mollato. All’inizio è stato difficile anche procurare tutte quelle sedie! Abbiamo chiesto alla comunità di aiutarci e ha risposto magnificamente, è stato bellissimo. Non è un discorso che si ferma solo a noi, che stiamo con i ragazzi, ma arriva a tutti. Ed è bello perché stiamo anche con le famiglie, negli anni le abbiamo viste cambiare, perché spesso sono persone che purtroppo sono sole. E questa cosa ci riempie. Facciamo non solo per i ragazzi, ma anche per le famiglie.»
A questo punto ero curiosa di sapere cosa c’entrasse Gesù in tutto ciò e la risposta della nostra Francesca è stata commovente, e tra lacrime e voce tremante, queste sono state le sue parole:
«È opera di Dio. Siamo volontari da tredici anni, quindi davvero, come posso dire… nonostante l’età, alcuni volontari hanno continuato a esserci. Noi (le educatrici), negli anni, non siamo state sempre le stesse… uno usciva e ne entravano due. Non si è mai spento tutto ciò. Dio c’è sempre stato. La presenza di Dio la sentiamo in questo, perché se è opera sua Lui provvede. Anche nei momenti più difficili c’è sempre Lui che ci aiuta. È una realtà che è andata sempre avanti ed è sempre cresciuta.»
Andare lì e porre tutte queste domande a Francesca è stata una bellissima esperienza. È stato emozionante perché ho visto quanta passione queste persone mettono nel loro lavoro, la loro forza e soprattutto la volontà di andare avanti e di continuare a crescere nonostante le difficoltà. Ho capito che un volontario non solo dona, ma riceve, sennò Francesca non sarebbe stata lì a raccontarci tutto ciò con le lacrime agli occhi dall’emozione.
Se vi va, date un’occhiata alla pagina Facebook del centro!
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Marzia Panarello
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