Il ricordo è tutto. Ricordare è la chiave per costruire il nostro futuro: imparare dagli errori per non commetterne altri. Il problema è che la memoria muore con noi e c`è il rischio che, fra cent`anni, il ricordo sia svanito nel nulla.
Proprio nel centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale l`istituto Leon Battista Alberti dell’Eur ha organizzato la mostra “Fra cent’anni, Immagini & Storie della Grande Guerra” a cura del prof. Mario Cifariello, coadiuvato dal Prof. Gregorpaolo Stano, per ricordare le vittime di quella guerra e per far rivivere attraverso le fotografie originali dell’epoca il ricordo di quegli anni.
La mostra è stata inaugurata sabato 31 maggio all’istituto Leon Battista Alberti. La preside Carolina Guardiani, nel discorso di apertura, ha ricordato la devastazione causata dagli atteggiamenti passati dell`uomo e ha sottolineato l`utilità della memoria, fondamentale per non ripetere gli stessi errori, neanche cent’anni dopo.
Subito dopo è intervenuto lo studioso-storico Emanuele Martinez, che ha spiegato il lavoro svolto, in collaborazione con il Museo Centrale del Risorgrimento, dai ragazzi dell’istituto, che hanno esaminato migliaia di fotografie dell’epoca scegliendo quelle con un valore simbolico maggiore.
Le foto scelte sono state poi affisse in occasione della mostra.
Per ultimo è intervenuto il Prof. Mario Cifariello, che ha raccontato come gli studenti, durante il lavoro di catalogazione e selezione delle foto, si sono ritrovati immersi tra le macerie e hanno osservato i volti dei soldati, nostri e nemici, e hanno provato a immaginare le loro emozioni e i loro stati d`animo: “La storia è finalmente divenuta emozione”.
Durante la mostra l`intero atrio dell`istituto è stato adibito a galleria d`arte, con esposte sulle pareti le 73 foto selezionate: da un bambino che guarda il cielo a un gruppo di soldati che marciano, l`insieme di queste fotografie è riuscito a ricreare perfettamente l`atmosfera e la drammaticità della guerra, grazie anche alle meravigliose scenografie del Prof. Massimo Maselli e allo straordinario lavoro video del prof. Cifariello, una sequenza di immagini e musica di grande impatto emotivo.
La nostra scuola è stata una delle prime ad aver organizzato un percorso di formazione sulla ricorrenza del centenario della Prima Guerra Mondiale, data molto importante per la storia italiana, ma anche per quella del mondo intero.
All`interno del progetto per il centenario della Prima Guerra Mondiale è confluita anche l`attività del laboratorio teatrale, tradizione annuale dell`istituto:
Con “Cara mamma ti scrivo dal fronte” (link articolo fatto), gli studenti hanno rievocato le storie dei soldati della Grande Guerra. La rappresentazione teatrale è stata messa in scena dal 15 al 17 Maggio e le scenografie sono state realizzate dal prof. Massimo Maselli.
Un progetto ancora più inerente alla nostra scuola è stato quello del rilievo del “Monumento ai Caduti del Genio di Roma” a cui hanno collaborato alunni delle classi quinte e il prof. Gobbi, il prof. Papò e la prof.ssa Cigni, facendo sopralluoghi tecnici e dedicandosi al rilievo dei luoghi e dell’opera, considerandone ovviamente anche il valore storico ed emotivo.
Per ultimo ma non meno importante, un gruppo di ragazzi dell`istituto ha messo in scena uno dei copioni realizzati nell`ambito dei LaboRat (link all’articolo), laboratori teatrali organizzati dal gruppo del Ratto d`Europa del Teatro Argentina.
Le sceneggiature scritte dagli studenti sono state infatti ispirate da alcune foto del progetto, per cogliere le storie dietro i volti e le macerie.
Per finire, riportiamo la poesia di Trilussa ” Fra cent’anni”, scovata dal prof. Stano, che esprime perfettamente l’inutilità della guerra e quanto l’uomo a volte possa essere crudele.
Fra cent’anni
di Trilussa
Da qui a cent’anni, quanno
ritroveranno ner zappà la terra
li resti de li poveri sordati
morti ammazzati in guerra,
pensate un po’ che montarozzo d’ossa,
che fricandò de teschi
scapperà fòra da la terra smossa!
Saranno eroi tedeschi,
francesci, russi, ingresi,
de tutti li paesi.
O gialla o rossa o nera,
ognuno avrà difesa una bandiera;
qualunque sia la patria, o brutta o bella,
sarà morto per quella.
Ma lì sotto, però, diventeranno
tutti compagni, senza
nessuna diferenza.
Nell’occhio vôto e fonno
nun ce sarà né l’odio né l’amore
pe’ le cose der monno.
Ne la bocca scarnita
nun resterà che l’urtima risata
a la minchionatura de la vita.
E diranno fra loro: – Solo adesso
ciavemo per lo meno la speranza
de godesse la pace e l’uguajanza
che cianno predicato tanto spesso!
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