L’idea per questa rubrica di aneddoti dalla quarantena è venuta a me. Lo stesso che si è subito prenotato un posto per questo primo capitolo. Non lo dico per vantarmi. In realtà questa premessa rende comica la situazione attuale: colui che ha proposto l’idea di una rubrica sugli aneddoti dalla quarantena non ha un vero e proprio aneddoto da raccontare. E il motivo penso sia intuibile: la vita da quarantena non è certo una vita avventurosa, anzi, tutt’altro, è vita di noia, di stanchezza immotivata, di tante cose da dover fare per riempire gli spazi vuoti e non volerne fare nemmeno una…
Ciò non significa ovviamente che di cose strane non ne abbia viste, ma sono quelle stravaganze che vediamo tutti, dal vivo o via smartphone o per sentito dire. Per esempio, l’invasione delle mascherine. È dall’inizio di questa emergenza che mi chiedo in quale programma tv, dalla bocca di quale esperto, di quale politico tutte queste persone che passeggiano, corrono, vagano e addirittura guidano coperte dei tessuti più disparati fino alle sopracciglia hanno sentito dire che senza una mascherina da indossare all’aperto si è condannati al contagio. E che per proteggersi ancora di più è necessario guardare male chi non la indossa, chi affronta incosciente i pericoli di una passeggiata con il cane all’aperto. Ah giusto, ho visto anche un cane con la mascherina. Forse era questo l’aneddoto giusto.
In ogni caso, mio nonno mi raccontava cosa succedeva in tempo di guerra. Storie tragiche, più che avventurose, ma comunque storie. Io di storie non ne ho e per certi versi spero di non averne. Io ai miei nipoti racconterò che per un mese nonno ha inveito contro chi indossava mascherine inutilmente.
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