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Accelerazionismo – Navigare verso la tempesta

da 21 Gen 2020Culture, In primo piano, Visioni0 commenti

A Più Libri Più Liberi 2019 è stato presentato “How to accelerate”, un’introduzione all’accelerazionismo a cura di Tiziano Cancelli. L’argomento è particolarmente interessante, nonché difficilmente riassumibile. Quest’articolo ha una funzione introduttiva, fortemente ispirata dal libro sopracitato.

L’accelerazionismo è l’idea secondo cui l’unico modo per andare oltre il sistema capitalistico sarebbe quello di accelerarne la tendenza alla disgregazione, spingersi più a fondo all’interno delle sue dinamiche, vivendone appieno i processi ed esperendone al massimo le contraddizioni. La tecnologia ricopre un ruolo chiave: pur situandosi a metà tra ottimismo tecnoentusiasta e pessimismo distopico (a seconda degli autori) la dinamica tecnologica rimane il vero motore immobile dell’accelerazione.

Quest’idea trova la prima formulazione nella corrente post-strutturalista francese degli anni ‘70. con Deleuze e Guattari che, nel loro “Anti-Edipo” (1972), evidenziano il comportamento schizofrenico del capitalismo. Esso oscillerebbe tra due tendenze opposte: deterritorializzazione (distruzione delle regole e gerarchie preesistenti) e riterritorializzazione (creazione di nuovi schemi per sostituire i vecchi). La via da percorrere sarebbe favorire, e dove possibile accelerare, il primo di questi due processi, contrariamente all’opposizione che solitamente pone il marxismo ortodosso. Più tardi nel decennio, Lyotard sostiene che è proprio la critica morale persecutoria del marxismo a causare lo stallo e la paralisi di ogni vera alternativa rivoluzionaria. Lyotard ribadisce anche che il capitalismo è destinato a morire solamente in seguito all’esponenzialità dei suoi eccessi, i quali lo renderanno inservibile.

I semi dell’accelerazionismo appena descritti trovarono terreno fertile in Inghilterra a metà degli anni ‘90, in un collettivo multidisciplinare composto da filosofi, hacker, artisti ecc. La Cybernetic Culture Research Unit (CCRU), costituitasi nell’università di Warwick, nacque in un mondo reduce dal crollo dell’URSS in cui il capitalismo si ritrovava senza alcuna alternativa. Per la CCRU e Nick Land (suo leader), i quali cavalcarono l’onda di popolarità del genere Cyberpunk, il progresso tecnologico diventa il mezzo attraverso il quale immaginare la vita dopo questa fantomatica fine della storia, quell’Altrove che trascende la visione antropocentrica, a cui solo quella forza aliena impersonificata dal capitale può portarci.

Il collettivo ebbe vita breve, e conseguentemente l’accelerazionismo incontrò un periodo di stasi. Nel 2008 Mak Fisher, ex componente della CCRU, contribuirà alla sua ripresa proponendo un accelerazionismo di sinistra che fonde la dinamica accelerazionista con un approccio di tipo marxista e con lo xenofemminismo: le potenzialità dell’accelerazione verrebbero dischiuse in un sistema collettivo precedente allo sfruttamento imposto dal sistema capitalista, il quale non farebbe altro che nutrirsi di tali potenzialità per potersi mantenere in vita, impiegando così il pieno dispiegamento delle forze della modernità.

Gli anni ‘10 hanno visto l’ascesa dell’accelerazionismo di destra, che ha una volta per tutte portato questo pensiero filosofico alla dimensione del mainstream. Esso nasce dalla mente del sopracitato Nick Land dopo il suo contatto con il movimento neoreazionario americano. Secondo Land, il capitalismo, lungi dall’essere il problema, rappresenterebbe l’unica soluzione. Il vero problema è il suo essere totalmente frenato da forze antimoderne come quelle democratiche. La modernità coinciderebbe con l’avanzamento del capitalismo, e la democrazia occidentale, pur avendone permesso lo sviluppo per un certo periodo, oggi non è più in grado di assecondarlo.

La strategia proposta da Land, che prende il nome di “Illuminismo oscuro”, meriterebbe da sola un articolo. Un mondo senza politica, composto da città stato gestite da CEO come se fossero delle corporazioni, abitate da “subscribers” i quali possono in qualsiasi momento decidere di cambiare se non soddisfatti, permettendo un meccanismo di selezione darwiniana applicata alle città.

Tante altre cose ci sarebbero da dire, tante altre sfaccettature ci sarebbero da chiarire. Questo pensiero socio-economico è ancora in fase evolutiva e sta raccogliendo l’attenzione di persone sempre più importanti (da politici a magnati della Silicon Valley), quindi questo articolo, per chi ancora fosse un profano dell’argomento, non è che un primo assaggio nell’attesa che il topic venga trattato dai media popolari.

Jonathan La Noce

Jonathan La Noce

Studente dell'IIS Rossellini. Poche cose da dire & poca voglia di dirle.

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