Mi è stato chiesto di raccontare un aneddoto riguardante questa quarantena, beh non potevo tirarmi indietro. Il mio aneddoto è ambientato in uno dei luoghi più visitati di questo periodo: un supermercato.
Ormai all’ennesimo giorno di quarantena – sì, ho perso il conto – mi dirigo verso il supermercato per la solita spesa settimanale. Il negozio è lo stesso di sempre, quello in cui ormai i dipendenti mi riconoscono e ci chiamano per nome come un vecchio amico che non vedi da tempo. C’è un perché se scelgo sempre di andare nello stesso posto: conosco a memoria la mappa del locale, così da ottimizzare il tempo all’interno… o almeno di questo mi sono convinto. Sì, visto che la lista della spesa si riempie ogni volta di prodotti che non sapevo esistessero e mi ritrovo a giocare a una caccia al tesoro che vanifica ogni strategia fatta.
Sono in fila per entrare, solo sei persone davanti a me, mai state così poche… Entro equipaggiato di mascherina e guanti, prendo un carrello, nella mano destra la lista della spesa e si va. Tempo tre minuti e già il primo intoppo: il reparto detersivi, il mio grande punto debole. Mentre cerco di orientarmi e setacciare velocemente con lo sguardo le marche esposte cercando quella scritta sulla mia lista, noto lei, era posizionata due posti prima di me in fila ed è alla ricerca di quello che si scoprirà essere il mio stesso prodotto. Alla fine lo trovo e vado avanti.
Reparto ortofrutta, due ragazzi sui venticinque anni, anche loro erano in fila con me, il ragazzo era appena prima di me mentre la ragazza si trovava sette posti indietro. Presumibilmente si sono dati appuntamento, entrambi con mascherina e guanti. Dai loro occhi si nota una gioia incondizionata, le parole sono superflue, uno sguardo, un gomito contro gomito e continuano la loro spesa insieme, fino alle casse. Anche qui c’è lei, reparto diverso, stessa scena.
Continuo la mia spesa e continua a incontrarla, come se avessimo la stessa lista di cose da comprare. Al reparto surgelati spunto l’ultima voce della lista e faccio per andare quando la rivedo per un’ultima volta. La supero. Mi fermo e torno indietro. Ci guardiamo per qualche lunghissimo secondo aspettando che uno dei due inizi un qualcosa che possa sembrare una conversazione. E così è, dopo pochi minuti mi ritrovo in cassa con il suo numero scritto sul retro della mia lista. Pago e torno a casa.
Dopo aver sistemato la spesa mi arriva una chiamata. È il mio amico Matteo a cui racconto tutto. Lui ascolta e poi mi chiede di partecipare a una campagna organizzata dalla sua associazione, la General Intellect. Mi dice: “Guarda è un progetto gagliardo, che lavora sulle persone e per le persone, che cerca di dare una speranza, uno sguardo al futuro. Si chiama #QuandoUscirò. Ora ti mando il link, devi solo seguire le istruzioni: basta che ci mandi un piccolo testo o un video con i tuoi piani per quando finirà”
Vado sulla pagina seguo le istruzioni e mando il mio #QuandoUscirò.
“#QuandoUscirò chiederò alla ragazza che ho conosciuto oggi al supermercato di andare a fare una passeggiata in quelli che sono i luoghi più romantici della nostra amata città.”
0 commenti