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Secondo Piano – Il pulsante contro le fake news

da 19 Gen 2018Culture, Presente0 commenti

Fake News

È arrivato il “pulsantone rosso” contro le fake news, anzi proprio il Red Button, come si legge nel comunicato della Polizia di Stato. È attivo da ieri sul portale www.commissariatodips.it e permette di segnalare eventuali notizie false tramite un form in cui inserire la propria mail, indirizzo web e post Facebook della fake news. La Polizia Postale vaglierà le notizie “manifestamente infondate e tendenziose” per poi inviarle a un team di esperti che le verificherà. Per quelle false verrà pubblicata una smentita ufficiale sul sito del commissariato online e sui canali social istituzionali.

Siamo in campagna elettorale e per non fare la fine degli USA, con un’inchiesta sulle influenze russe nelle elezioni del 2016, l’attenzione verso le fake news, dei cittadini in primis, dovrà essere altissima. In questo senso l’iniziativa del Ministro dell’Interno Marco Minniti parte da un’idea giusta, quella di combattere la diffusione di notizie falsa, ma il risultato lascia molto a desiderare.

A essere buoni, il primo legittimo dubbio riguarda chi siano questi esperti che vagliano le notizie. Sono giornalisti? Teoricamente (molto teoricamente, soprattutto negli ultimi tempi) verificare in modo attendibile le fonti è un lavoro che solo un buon giornalista sa fare.

A essere cattivi invece si potrebbe pensare (magari senza scomodare Orwell o la psicopolizia) che sia un primo passo verso un controllo della libertà d’espressione. Se io dovessi affermare qualcosa di verificato contro un politico, a seguito di una sua smentita ufficiale la mia notizia rischierebbe comunque di essere segnalata come fake news.

I dubbi ci sono e molti stanno giustamente alzando la voce. Prima di correre a conclusione affrettate forse è il caso di verificare l’operato del “pulsantone rosso”. La sensazione resta comunque quella che si stia cercando di tappare con il nastro adesivo lo squarcio del Titanic già mezzo affondato.

#Fonte1 #Fonte2

USA

Gli Stati Uniti rischiano di bloccarsi. Tutte le attività pubbliche non essenziali (parchi pubblici, musei, uffici amministrativi) verrebbero “spente” e centinaia di migliaia di dipendenti statali rimarrebbero a casa senza paga. Potrebbe succedere se il congresso non riuscisse ad approvare in tempo la legge di rifinanziamento delle attività amministrative. È già accaduto nel 1996 con Bill Clinton e nel 2013 con Obama, ma ora la situazione è diversa.

A differenza degli altri due Presidenti, Trump e il suo partito controllano sia Camera che Senato, quindi non ci dovrebbero essere problemi a far passare una legge. E invece ci sono, soprattutto perché i democratici sono incavolati neri e alcuni repubblicani tentennano. Questo perché non sono stati trovati accordi sulla questione Dreamers, gli immigrati arrivati negli Stati Uniti da piccoli, che ora rischiano di essere rimandati indietro, e sulla copertura sanitaria per nove milioni di bambini.

Ieri la Camera ha approvato una proroga della scadenza al 16 febbraio. Ora la palla passa al Senato, dove Trump vanta una maggioranza risicatissima (51 repubblicani contro 49 democratici). Per il Presidente il 2018 non è iniziato nel migliore dei modi, e con le elezioni di metà mandato a novembre, in cui potrebbe perdere la maggioranza del congresso, potrebbe finire peggio.

#Fonte1 #Fonte2 #Fonte3

Bitcoin in caduta

Il valore dei Bitcoin, la criptovaluta di cui vi avevamo parlato qui, sta crollando. “Che sorpresa!” affermeranno in modo sarcastico gli analisti di mercato. Dopo una corsa durata mesi dal 20 dicembre tutte le criptovalute sono in caduta libera.

Al ribasso hanno contribuito diversi fattori. Primo, ovviamente, il grande rialzo di autunno, a cui si sono aggiunte le decisioni della Corea del Sud, uno dei paesi con più movimenti di criptovalute, di chiudere i siti di scambio e la decisione di diversi Stati, come la Cina e la Francia, di regolamentare il mercato.

Molti, oltre a “che sorpresa!”, hanno urlato con tono paternalistico: “Visto, la bolla è scoppiata”. No, la bolla non è scoppiata. Gli indici sembrano essersi stabilizzati e in molti fanno notare come Bitcoin e compagnia subiscano da diversi anni dei ribassi a gennaio per invogliare lo scambio. Però potrebbe essere l’inizio dello scoppio della bolla, oppure potrebbe essere l’inizio di un altro rialzo. L’unica certezza è che le criptovalute si sono rivelate, ancora una volta, poco affidabili e molto delicate da maneggiare. Roba da esperti, insomma, e niente di paragonabile a una vera moneta.

#Fonte1 #Fonte2

Alessandro Perrone

Alessandro Perrone

Alessandro è un ragazzo che vive e studia Lettere a Roma, che non si fa scrupolo a descrivesi in terza persona. Appassionato di musica in quasi tutte le sue forme, ma con una leggera predilezione per i freddi suoni dell'elettronica.

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