Per la prima volta, nel 1950 viene accolto nell’appendice di Bruno Magliorini alla nona edizione del dizionario moderno, il termine “giradischi”.
Il pick up si poggia delicatamente nel solco. Il disco comincia a girare prima a 78 poi, dal 1931, a 33 e ancora a 45 giri al minuto. Un leggero fruscio anticipa l’inizio della musica.
La perfezione del suono digitale è impeccabile ma non potrà mai sostituire il fascino del vinile. Ma non è solo questo.
In realtà il giradischi rappresentava qualcosa di più, un oggetto indispensabile, attorno a cui ruotava la vita delle persone, le emozioni, i momenti di gioia e i momenti di malinconia.
Vale la stessa cosa per un Ipod?
Alessandro Perrone , Ilaria D’Ortenzi
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