La rubrica 24 fotogrammi si espande con una nuova e intrigante sezione, pronta ad analizzare il pensiero e le azioni di determinati personaggi dei film e delle serie tv. Non personaggi qualsiasi, ma quelli con la p maiuscola, quelli capaci di tenere lo spettatore completamente rapito dallo schermo. Capaci di dominare la scena e di rubarla se necessario.
Uno dei primi personaggi che vi sottopongo è il protagonista della pellicola statunitense “Arrivederci professore”, uscita il 20 giugno nei cinema italiani, con un Johnny Depp in gran forma a capitanare il cast.
La trama vede Depp interpretare Richard Brown, un rinomato professore di lettere che decide di cambiare radicalmente la sua vita dopo aver scoperto di avere un cancro ai polmoni, nonostante non abbia mai toccato una singola sigaretta. Inizia così a prendersi gioco della vita stessa: sesso, droga e alcol diventano i suoi più fidi compagni. Molti sicuramente potranno bollare questo comportamento come sbagliato, ma è proprio grazie a esso che Richard smette di esistere e comincia finalmente a vivere. Non è più legato ai vincoli del perbenismo, o se preferite del family friendly, facendo capire al pubblico che certe frasi come “carpe diem” non servono solo ad avere uno stato WhatsApp (o quel che sia) da “filosofi” o “intellettuali”, ma che in realtà sono consigli da seguire.
Certo ci sarà tanta di quello sterco là fuori che ci impedisce di essere noi stessi fino in fondo, ma bisogna ricordare che da esso può sempre nascere un fiore.
Richard è un moderno Robin Williams de “L’attimo fuggente”, in una versione molto più esasperata (dopotutto ha un cancro), sofferente, e molto più libertino. Il suo tormentato stato d’animo lo porta a compiere questa grande odissea verso la morte e allo stesso tempo verso la riscoperta della vita, certo con qualche piccola e immorale fermata, come ad esempio il sesso con un suo alunno dopo che quest’ultimo gli aveva gentilmente regalato dei dolcetti alla marijuana. Il nostro Avenger dimostra anche di possedere un potere davvero molto raro tra le persone: il perdono, che gli permette di tornare ad amare la moglie.
Iconica è la scena finale, che dimostra un grande talento creativo dello sceneggiatore. Richard decide di vivere i suoi ultimi istanti lontano da casa, partendo col suo tenero cagnolino, in cerca di quell’ultima scarica di adrenalina prima di dovere chiudere gli occhi un’ultima volta. Arriva a un incrocio, davanti a sé ha solo delle montagne e non sa se proseguire verso destra o sinistra. Prende la decisione più coerente con tutta la storia, va dritto verso le montagne, perché non gli occorrono strade, non gli occorrono regole, vuole solamente vivere un’ultima volta. Una parola per descrivere tutto ciò: coerenza.
Tanto di cappello al regista e sceneggiatore Wayne Roberts, che, alla sua prima opera dietro la macchina da presa, è riuscito a realizzare un buon film. Merito di alcune trovate davvero geniali come la filosofica inquadratura sulle stelle, quasi a simboleggiare l’intero significato del film: nonostante il protagonista sappia di essere destinato a cadere continua ogni secondo a brillare. La fotografia è essenziale, capace di contribuire allo straordinario realismo del film.
Grande plauso all’interpretazione di Johnny Depp che regala al personaggio carisma e infinite sfaccettature, mettendo come ciliegina sulla torta indimenticabili perle di saggezza.
Il ruolo sembra essere scritto appositamente per la star hollywoodiana, viste le sue note dipendenze da alcol e non solo, ma anche per la più che complessa “guerra” che sta affrontando in tribunale con l’ex moglie Amber Eard.
Sembra però che Depp/Richard sia riuscito a far crescere una rosa da tutto quello sterco.
Riccardo Mariani
Bravo Riccardo,complimenti!